LETTERA DI UN BOTTEGAIO AD UN CONSUMATORE PENSANTE:

“QUEL MALEDETTO ORGOGLIO”

 

Caro Consumatore,

non so se sarai mai o se lo sei stato, un nostro cliente, ma vogliamo parlarti delle nostre botteghe, di quello che succede dietro il bancone, di quello che è il nostro “mestiere” di “casolini o bottegai”.

Iniziamo dalle parole. Bottega innanzitutto: in latino era l’apotheca che indicava il deposito, in italiano sta a significare una stanza a piano terreno genericamente aperta sulla strada. Quante volte si diceva “andare a bottega, stare a bottega”, oppure “tutto casa e bottega”, ed eccoli pure i bottegai. Siamo noi. Con una sfumatura non sempre positiva. Noi siamo, in gran parte, ex ragazzi e ragazze andati a bottega che hanno fatto della bottega il proprio spazio di vita, di lavoro, ed in molti casi anche di famiglia. Le nostre botteghe, quando sono aperte e ben illuminate, riempiono le città, i quartieri, i paesi, le piccole frazioni. Se c’è una bottega, si argina il degrado. Se c’è una bottega vicina, si affitta o si compra casa più volentieri, perché “una bottega sottocasa” è una garanzia non solo di cibo, ma anche di parola, di servizio, di aiuto, di controllo. Perché fuori o dentro ad una bottega, nessuno si sente solo. Per questo non sentiamo neanche il bisogno di essere paragonati alle diverse e forse più eleganti boutique.

Poi la seconda: mestiere. Diverso dal generico lavoro che deriva dal latino “labor, fatica”. Per mestiere intendiamo un’attività lavorativa, soprattutto manuale, frutto di esperienza pratica. Ma ha anche un’altra radice, quella classica di “ministrum”, che poi ruota in mestiere. E anche qui quante volte si diceva: impara un mestiere, ad ognuno il suo mestiere, sono nuovo del mestiere, se hai un mestiere in mano te la caverai sempre, oppure quello è un mestierante per dire che non sa fare granché. Ecco, noi questo mestiere lo abbiamo imparato, in parte dalle generazioni precedenti, in parte sul campo, dietro al banco, coi fornitori, coi clienti, anche sbagliando, in parte con corsi di formazione continui. Con questo mestiere ci viviamo e diamo lavoro e stipendi a tante persone: donne, uomini, ragazzi, ragazze, a volte anche studenti. A loro cerchiamo di insegnarlo e di tramandarlo. Ogni giorno serviamo centinaia di persone offrendo non solo prodotti, varietà, ma anche consigli, ricette, soluzioni per la vita moderna e per la sana alimentazione. Ogni giorno ci rendiamo garanti del cibo che vendiamo, della sua provenienza e della sua storia e lavorazione.

La terza parola: passione. Una parola molto forte che deriva dal greco “pathos”, che significa addirittura sofferenza, patimento, sopportazione ma poi diventa l’opposto della ratio e assume un significato positivo, attivo, migliorativo. La passione è un motore che noi ci ritroviamo addosso, cucita interiormente, che ci fa alzare al mattino presto, e alla sera ci aiuta a chiudere le serrande. Se c’è passione, la giornata non pesa ed ogni attività si trasforma in un contributo prima di tutto a sé stessi e poi al mondo intero.

È la passione, quasi una forza creativa, che ti spinge ad aprire bottega, ad arricchirla, ampliarla, arredarla, dotarla di sempre maggiori servizi e prodotti.

Ogni nostro banco, scaffale, o spazio è un tripudio di passioni: sforniamo decine e decine di tipologie di pane, selezioniamo, in base alle stagioni, centinaia di varietà alimentari, casearie e vegetali, siamo in grado di distinguere tra tante tipologie dello stesso prodotto, sia esso un taglio di carne, un frutto, un prosciutto o un formaggio, sperimentiamo piccole produzioni locali e ricerchiamo innovazioni continuamente. Cuociamo, confezioniamo e consegniamo a casa piatti e ricette per venire incontro alle esigenze delle famiglie moderne, con poco tempo e molte esigenze.

Ecco, questo è essere i “bottegai”, questo è il senso vero del piccolo commercio sotto casa, una forma distributiva che può convivere serenamente con tante altre forme distributive. Bisogna però essere consapevoli che una bottega oggi è anche un presidio sociale per domani.

Di tutto questo, siamo, come recita la nostra convention, siamo “maledettamente orgogliosi”.

Grazie per l’attenzione.

I bottegai sotto casa

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