MERCOLEDI 15 GIUGNO: STOP AI BUONI PASTO PER 24 ORE

L’APPELLO DI CONFCOMMERCIO: “PER GARANTIRE IL SERVIZIO BISOGNA RENDERLO ECONOMICAMENTE SOSTENIBILE!”

Per tutta la giornata di mercoledi 15 giugno i pubblici esercizi e i negozi di alimentari non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto. Un blocco necessario per far arrivare alle Istituzioni l’appello, troppe volte ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile. A questa iniziativa aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata aderenti a Fida – Confcommercio.

“Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto” - dichiara Dania Sartorato, presidente dell’Unione Provinciale Confcommercio e di Fipe – “Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile in un momento di ripresa importante per i pubblici esercizi. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi a pagarli”.

A sostenere il disagio del commercio è anche Riccardo Zanchetta- presidente di Fida Confcommercio Provinciale, il gruppo dei dettaglianti alimentari – “l’utilizzo dei buoni pasto per la spesa (e non per il vero pasto fuori casa, funzione originaria per cui sono nati - conferma Zanchetta – colpisce anche i nostri negozi, già stretti da margini sempre più compressi dovuti agli aumenti delle materie prime. La trattenuta del 20% sull’incasso, unita ai tanti disguidi per ottenere il dovuto dalle varie società, ci mette in condizioni difficili nei confronti dei consumatori. Senza contare che siamo di fronte ad un uso totalmente distorto del buono pasto, utilizzato non solo dal diretto beneficiario, ma in molti casi dai suoi famigliari. E’ urgente la riforma del settore”.

A questa iniziativa aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.

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